Ci sono battute e battute, umorismo e contesti diversi, reazioni e reazioni. Il trending topic del momento – il ceffone di Will Smith durante la serata degli Oscar 2022 a Chris Rock -, in questi ultimi 2 giorni è più dibattuto della guerra e ci offre lo spunto per una riflessione anche sul senso dell’umorismo nel mondo del lavoro.
No, non è l’ennesimo articolo di ricostruzione e di analisi del “fattaccio” avvenuto l’altro ieri sera durante la serata di assegnazione degli Oscar 2022, culminato con lo schiaffo di Will Smith a Chris Rock (per chi non lo avesse visto ecco qui >Video Link . Lungi da noi l’intenzione di orientare il pensiero di chi legge su quel singolo fatto di cronaca. L’articolo di oggi, però, prende spunto da quanto avvenuto per riflettere su un tema che abbiamo spesso menzionato come punto di forza sul posto di lavoro, nei colloqui, nelle relazioni con colleghi o clienti, nel business: il senso dell’umorismo nel mondo professionale.
<<Divertire capi e colleghi, mostrando il proprio aspetto simpatico e ironico, può aiutare a salire la scala gerarchica dell’azienda>> ha scritto Laura Pasotti su La Repubblica riportando i dati dello studio “Risky business: when humour increases and decreases status” di qualche anno fa, secondo i quali fare battute al momento giusto è sinonimo di sicurezza, intelligenza e competenza.
Ma quanto avvenuto nella serata di gala dell’Academy, pone un quesito: fin dove si possono spingere le battute e il senso dell’umorismo e vanno bene per tutti i contesti?
<<Avere senso dell’umorismo è importante e fare una battuta divertente può essere un’opportunità per fare carriera e migliorare la propria posizione in ufficio, ma per riuscirci bisogna davvero essere bravi>> leggiamo in relazione allo studio (pubblicato sul “Journal of personality and social psychology” e realizzato da T. Bradford Bitterly e Maurice E. Schweitzer della Wharton School con Alison Wood Brooks della Harvard Business School).
Il senso dell’umorismo e le battute sono armi a doppio taglio: possono influenzare la carriera di una risorsa in maniera positiva, aumentando la considerazione diffusa di chi ne fa buon uso, ma possono invece essere rischiosi per chi ne fa un abuso o un uso sbagliato. O per esempio per chi fa battute che non fanno ridere!
“Una battuta di successo può migliorare lo status di chi la fa sia nelle relazioni esistenti che in quelle nuove. ma le battute inappropriate possono avere effetti negativi”, conferma lo studio dopo aver condotto un’analisi basata su otto esperimenti volti a monitorare utilizzo e conseguenze di diverse forme di humour in diversi contesti e relazioni.
Scrive ancora Laura Pasotti su La Repubblica:
“Dick Costolo, l’ex amministratore delegato di Twitter, ha iniziato la sua carriera nel cabaret di improvvisazione e attribuisce gran parte del suo successo negli affari all’uso della comicità. La notte prima di diventare direttore operativo di Twitter, nel settembre 2009, Costolo ha twittato: “Domani primo giorno da direttore operativo di Twitter. Primo compito: indebolire l’ad e consolidare il potere”. E un anno dopo è diventato a sua volta amministratore delegato. I ricercatori hanno utilizzato l’esempio di Costolo per dimostrare che lo humour può contribuire a fare carriera. Ma ricordano che può anche condurre a cadute clamorose. È quello che è accaduto a Justine Sacco, responsabile delle relazioni pubbliche della Iac, azienda che si occupa di media e Internet. Nel 2013, prima di lasciare l’aeroporto londinese di Heathrow per raggiungere il Sudafrica, Sacco ha twittato: “Vado in Africa. Spero di non prendere l’Aids. Sto scherzando. Sono bianca!”. La sua (infelice) battuta ha provocato un’ondata di critiche mentre ancora era in volo, che le sono costate il posto di lavoro. “L’esperienza di Costolo indica che lo humour può aiutare a salire la scala aziendale, ma quella di Sacco rivela quali possono essere i rischi nell’usarlo”, scrivono i ricercatori>>.
Morale della favola? Sta al “battutista” capire se e quando è il momento di strappare una risata, con chi e in relazione a quali argomenti. Altrimenti rischia di vedersi strappato il contratto! Battute a parte, questa nostra riflessione riguarda il mondo del lavoro che ha un perimetro e degli equilibri ben precisi e non vuole essere un “insegnamento” da adattare a qualsiasi contesto.