Il World Economic Forum ha realizzato un’approfondita ricerca, <<The Future of Jobs Report>> sull’evoluzione e l’incidenza dell’Intelligenza Artificiale nel mondo del lavoro. Ebbene, entro il 2025, l’AI (Artificial Intelligence) sarà in grado di generare quasi 100 milioni di nuove posizioni lavorative (97 milioni per la precisione)! C’è un “però”: alcune professioni diverranno obsolete e ben 85 milioni di posti di lavoro non avranno più bisogno della presenza dell’uomo perché integralmente rimpiazzati dall’AI
In meno di 3 anni l’Intelligenza Artificiale genererà quasi 100 milioni di posti di lavoro, ma ne manderà in pensione 85 milioni. Il saldo è ovviamente positivo (+13 milioni), ma è un peccato che una portata così innovatrice sia frenata da un problema atavico che riguarda il nostro mondo del lavoro: la mancanza di competenze.
Per far sì che nel prossimo triennio 2025 – 2028 la potenza della digitalizzazione si traduca in un saldo estremamente positivo nella creazione di nuovi posti di lavoro, l’Italia deve investire sulle competenze, più di quanto sta facendo negli ultimi anni. In particolare bisognerà puntare forte su quelle competenze che servono per utilizzare i nuovi strumenti che l’AI mette a disposizione. Perché è bello avere a disposizioni 100 Ferrari, ma se solo 15 persone le sanno guidare è uno spreco. Ecco questa metafora esprime bene l’attuale situazione delle competenze IT e ICT e di tutte le discipline STEM in Italia.
Sul tema è stato pubblicato un interessante articolo di Marco Valsecchi su LinkedIn che raccoglie le testimonianze di tre dipendenti del gruppo Vedrai SpA, azienda che sviluppa agenti virtuali, che grazie a modelli di intelligenza artificiale, permettono di simulare l’impatto delle decisioni sui risultati aziendali, prima che esse vengano prese. Due di loro hanno ruoli importanti nella gestione di Indigo.ai, piattaforma di Intelligenza Artificiale Conversazionale completa per progettare e costruire chatbot e interfacce conversazionali personalizzati, scalare applicazioni AI e analizzare insight.
Kristina Khvatova, data scientist di Vedrai:
“Fate tesoro di ogni esperienza, che sia di studio o di lavoro, perché prima o poi vi servirà. Ogni progetto parte infatti da differenti esigenze aziendali, organizzative e gestionali e, prima di poterlo avviare, è fondamentale comprendere quali sono gli obiettivi, il contesto di riferimento e le priorità”
Enrico Bertino, chief AI officer di Indigo.ai:
“Partite da basi universitarie solide, anche se a volte vi sembreranno un po’ troppo astratte, e cercate piano piano l’applicazione che rieglio si sposa con la vostra curiosità e passione. L’importante è non aver paura di buttarsi e avere sempre voglia di scoprire!”
Roberto Oscurato, AI Conversational Designer di Indigo.ai:
“Non ‘incasellate’, per quanto possibile, la vostra professionalità. Meglio cercare di estrarre tutto il positivo da ogni esperienza fatta, per poi personalizzare la professione sulla base di quelle che sono le vostre inclinazioni”.
Voi cosa ne pensate? Come ottimizzare al massimo le potenzialità dell’AI nel breve termine coniugandole con la necessità di formare nuove risorse specializzate nelle discipline STEM in Italia? Rispondete al nostro sondaggio!