Il primo maggio è la Festa del Lavoro: si celebrano in 24 ore le lotte che, durante i secoli, i lavoratori hanno combattuto per poter veder riconosciuti i propri diritti.
L’idea della celebrazione del Primo Maggio è da attribuire ai cugini transalpini ed ha una data ben precisa: il 20 luglio 1889, proprio in Francia, alcuni partiti organizzarono una manifestazione e una mobilitazione con un unico grande obiettivo: portare la giornata lavorativa da 12 o 15 ore al giorno al limite massimo di 8 ore quotidiane. La scelta del 1° maggio non fu casuale: venne infatti indicata per ricordare il 1° maggio 1886, quando uno sciopero generale indetto in tutti gli Stati Uniti con lo stesso obiettivo (ridurre la giornata lavorativa a otto ore) si protrasse per ben tre giorni e culminò, il 4 maggio, col massacro di piazza Haymarket a Chicago, giorno in cui uno sconosciuto lanciò una bomba sui manifestanti, uccidendo 7 poliziotti e 4 civili.
Il limite delle 8 ore non fu stabilito in quegli anni: nel 1855 in Australia i lavoratori già scendevano in piazza al grido di: “Otto ore di lavoro, otto di svago, otto per dormire”. <<Uno slogan condiviso dai movimenti dei lavoratori di tutto il mondo che fu la scintilla per le rivendicazioni sindacali e la ricerca di un giorno, il primo maggio, in cui tutti i lavoratori potessero incontrarsi per affermare i propri diritti>>, leggiamo in un articolo di Alex Corlazzoli su Focus.
Quale significato ha il 1° maggio nel 2023?
Oltre a ricordare sicuramente chi ha lottato per i diritti che oggi sono acquisiti, noi di Dc Group vorremmo attribuire anche un significato che guardi al futuro e far sì che il Primo Maggio diventi la Festa Del Lavoro dignitoso. Focalizzarsi dunque non più solo sulla quantità di lavoro, ma anche sulla qualità del lavoro e delle ore dedicate alla propria professione.
<<Che cosa si può immaginare di più demoralizzante del doversi svegliare ogni mattina per portare a termine un compito che in cuor nostro crediamo non andrebbe svolto perché è solo uno spreco di tempo o di risorse, oppure perché addirittura rende peggiore il mondo? Non rappresenterebbe una terribile ferita psichica per la nostra società? Probabilmente sì, ma è uno di quei problemi di cui nessuno sembra intenzionato a parlare>> scriveva l’autore David Graeber nel 2018
Lavorare tanto per lavorare, nel 2023, non lascia in pace con sé stessi. Anzi, può apparire come un’espropriazione dei propri diritti e del proprio tempo. Vale la pena lottare per un lavoro, certo, e spesso si lavora per sopravvivere e portare avanti una casa, una famiglia, per pagare un mutuo o delle rate.
Purtroppo, a volte, si è costretti a lavorare ed anzi, in Italia, c’è ancora chi farebbe qualsiasi lavoro pur di guadagnare, ma non lo trova. Ma se vogliamo proseguire sullo spirito e sul significato del Primo Maggio, oggi, nel 2023, bisogna prendersi il diritto di lottare per un lavoro degno, dignitoso e che ci collochi “nel nostro posto nel mondo”.