PRIDE MONTH, GIUGNO A TUTTO LGBTQIA+.
A LIVELLO PROFESSIONALE SIAMO ANCORA INDIETRO
Giugno è il Pride Month, mese dedicato all’orgoglio di rivendicare la propria diversità sessuale. Tante le iniziative e gli studi di settore. Oggi ci focalizziamo su uno studio dell’Adp Research Institute (“People at Work 2022”) che ha rilevato come tre quarti (75%) dei dipendenti italiani, prenderebbe in considerazione la possibilità di cercare un nuovo lavoro se scoprisse l’esistenza di un divario retributivo di genere iniquo o l’assenza di una politica di diversità e inclusione nell’azienda di appartenenza. Interessanti anche gli spunti forniti dall’ultima indagine Istat
A giugno si celebra il Pride Month. Abbiamo assistito a Roma lo scorso weekend al Roma Pride 2023, una grande parata accompagnata da ben 35 carri. Alle manifestazioni di orgoglio hanno fatto eco alcune aziende italiane che hanno messo in atto misure per realizzare veramente una parità retributiva, di accesso e di approccio anche a livello professionale. Sta cambiando anche l’atteggiamento dei lavoratori e dei dipendenti, molto più sensibili alle tematiche non solo LGBTQ+, ma di tutte le diversità e gli orientamenti. Una rivoluzione culturale per un Paese come l’Italia. Il quadro generale, però, vede un avvicinamento a politiche di inclusione e diversità ancora difficoltoso.
Nella nuova edizione del report (Workforce View – People at Work 2023) emerge come solo il 27% dei lavoratori italiani percepisca la propria azienda migliorata nell’approccio alle diversità e all’inclusione: è la cifra più bassa tra gli 8 Paesi europei valutati nello studio (la media europea è del 31%).
Se ai dati del Report Workforce View – People at Work 2023 sovrapponiamo l’indagine dell’Istat e dell’ufficio nazionale Antidiscriminazioni razziali (Unar) sulle discriminazioni lavorative nei confronti delle persone Lgbtqia+, abbiamo una visione più completa della difficoltà sul lavoro di chi fa parte di questa comunità.
<<Per il 41,4% delle persone essere omosessuale o bisessuale è stato uno svantaggio sul luogo di lavoro per quanto riguarda carriera e crescita professionale, riconoscimento e apprezzamento, reddito e retribuzione. E circa otto persone gay o bisex su dieci ha vissuto almeno una forma di micro aggressione legata all’orientamento sessuale. Lo studio è stato realizzato su un campione di 1.200 soggetti, di cui il 79,6% ha dichiarato un orientamento omosessuale e il restante 20,4% bisessuale. In prevalenza sono uomini (61,5%), giovani (il 55,4% ha tra 18 e 34 anni) e persone con un livello di istruzione molto elevato (il 64,2% ha conseguito infatti almeno la laurea). La stragrande maggioranza ha attualmente un lavoro (84,7%) o ha lavorato in passato (9,8%)>>, leggiamo su un approfondimento di Open.
La differenza con i report e gli studi degli ultimi anni è la consapevolezza crescente, sia tra i dipendenti che tra i datori di lavoro, dell’importanza di introdurre politiche ed azioni inclusive e di rispetto di ogni diversità. Dc Group è da sempre molto attenta alla libertà di espressione in qualsiasi campo e di qualsiasi minoranza o comunità e questo è e resterà sempre un grande punto di forza della nostra azienda.