LINKEDIN HA COMPIUTO 18 ANNI. UN BILANCIO DELLA PIATTAFORMA SOCIAL PER PROFESSIONISTI GIUNTA ALLA MAGGIORE ETÀ
Lanciato nel 2003, LinkedIn ha compiuto 18 anni il 5 maggio scorso e, nonostante una diffusione esponenziale negli ultimi anni, a livello mondiale lo troviamo ancora a ridosso della top ten delle piatteforme più utilizzate. L’ingresso tra i primi 10 posti è, per ora, bloccato dalla diffusione altrettanto repentina di nuove realtà, come Wechat, QQ, QZone e Weibo.
In Italia l’ingresso nella top ten è già avvenuto e nel 2020, LinkedIn è al 7° posto tra le piattaforme social utilizzate tra i 16 ed i 64 anni, davanti perfino a TikTok, Twitch e Snapchat.
Le ultime novità introdotte nella “dashboard” dei nostri profili LinkedIn e delle nostre pagine aziendali sembrano strizzare l’occhio a modelli di networking più generalisti, con la possibilità di lanciare sondaggi o pubblicare storie e con il fenomeno del MeToo sempre più frequente: si moltiplicano, infatti, i post con l’hashtag #keeplinkedinprofessional, attraverso i quali vengono rese pubbliche le molestie che si moltiplicano anche in questo “mondo virtuale” che in realtà dovrebbe esclusivamente ruotare intorno al tuo mondo professionale. Novella Rosania, Marketing Manager e Digital Strategist è stata la prima nel nostro Paese a porre l’accento su questa tematica, con un post divenuto famoso, da quasi mille condivisioni e oltre 600 mila visualizzazioni.
Il grosso pregio di LinkedIn, anche in base all’esperienza nostra con la pagina Dc Group, è che mantiene ancora una buona visibilità organica dopo tanti anni, anche dopo l’esplosione dello smart working e dell’iper connessione degli utenti causa pandemia e anche dopo l’adeguamento dell’algoritmo post-lockdown, come ben argomentato da Valentina Vandilli, LinkedIn Expert, nel libro “LinkedIn Formula”. Questa caratteristica tende a penalizzare i contenuti non ragionati: «Su LinkedIn si sono riversate molte aziende non digitalizzate, ma anche operatori del settore degli eventi, che non potendo offrire esperienze off-line hanno cominciato a mandare freneticamente messaggi di invito ai propri webinar. Questa operazione, fatta senza un’adeguata formazione sulla piattaforma, ha portato a bruciare l’opportunità di acquisire nuovi contatti e ripartire con il proprio business».
Creare contenuti originali e di valore ha una grossa incidenza anche nel 2021 su LinkedIn, mentre nelle altre piattaforme abbiamo oramai a che fare con contenuti “drogati” che prediligono altre forme di espansione non necessariamente legate alla qualità.
Marcello Albergoni, Country Manager di LinkedIn Italia, conferma la tendenza di questa piattaforma a mantenere la mission iniziale del 2003, ovvero «creare un’opportunità economica per ogni membro della forza lavoro globale, indipendentemente dal background, area geografica di provenienza, etnia, sesso, orientamento sessuale o altra scelta o preferenza. Durante i suoi primi diciotto anni, la piattaforma ha cercato di rendere la ricerca del lavoro più accessibile ed equa per tutte e per tutti, e «questa cultura e questi valori saranno alla base anche dei nostri risultati in futuro».
Mantenere intatti i valori iniziali non significa non essere soggetti a profondi mutamenti in 18 anni, non sarebbe naturale. Per identificarne alcuni, Linkedin News ha selezionato 15 utenti, la LinkedIn Top Voices Italia, in grado di fotografare lo stato attuale di questa piattaforma. Linkiesta.it ha raccolto le testimonianze interessanti:
Gioia Novena, Co Founder di Nextopp, CEO di Joy Careers e LinkedIn Top Voice 2021 HR ha registrato «un forte aumento di engagement da parte degli utenti, e quindi più post, articoli, commenti, like e molto più interesse a fare personal branding da parte dei professionisti.
Solo nell’ultimo trimestre abbiamo raggiunto la soglia record di circa 740 milioni di membri a livello globale, dei quali 15 in Italia con un aumento delle conversazioni del del 48%. Ma non tutte le conversazioni sono, alla fine, semplici conversazioni: dietro alcune si nasconderebbero vere e proprie operazioni commerciali.
«Fare contenuto non commerciale» racconta Marta Basso, co-founder di Generation Warriors e Linkedin Top Voice 2020, «richiede attenzione, ascolto. Inoltre, lo stile comunicativo della televisione o degli altri social non è applicabile a LinkedIn: usare una grammatica sbagliata per comunicare su questa piattaforma è un po’ come urlare in chiesa».
«La mia grande paura» ci dice Roberta Zantedeschi, LinkedIn Top Voice 2020 per le Risorse Umane, «è che in un futuro l’uso delle ads venga concesso anche ai privati. Il mio amore per LinkedIn nasce grazie al fatto che qui ho trovato profili di persone comuni che crescono in base a ciò che scrivono, non a quanto si promuovono».
Negli ultimi anni le nuove funzionalità introdotte hanno segnato un avvicinamento ad altri tipi di esperienze social, come Facebook, facendo discostare LinkedIn dalla sua natura iniziale. Il giusto compromesso tra innovazione e rispetto della mission iniziale può essere la strada giusta per continuare a crescere. Questo vale per LinkedIn come per qualsiasi altro progetto…