LAVORO E DIVARIO DI GENERE. DATI AGGIORNATI AL 31/12/2021: DONNE SEMPRE PIÙ PENALIZZATE

Gennaio 18, 2022

Tanti i proclami, tante le iniziative, buoni propositi, ma poi i dati ci riportano alla dura realtà: la pandemia sta aggravando il divario di genere in Italia

In una nota congiunta, il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, Anpal e Banca d’Italia hanno fatto il punto sul mercato del lavoro all’alba del 2022.

“La ripresa del 2021 ha favorito l’occupazione maschile. Lavoratrici penalizzate da una minore domanda di lavoro di tipo permanente. Non si sono ancora riassorbiti i divari di genere alimentati dalla pandemia”.

Nonostante rappresentino circa il 42% della forza lavoro, le donne incidono solo per un terzo sul saldo delle posizioni a tempo indeterminato. Le donne sul lavoro continuano ad essere penalizzate da una minore domanda di lavoro di tipo permanente, restando ancorate a soluzioni di precariato o apprendistato.

I dati, diffusi ieri – 17 gennaio 2022 -, offrono un quadro generale positivo, ma circoscritto alla forza lavoro maschile: secondo la nota congiunta Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, Anpal e Banca d’Italia hi, nel 2021 da giugno il numero di contratti attivati è tornato sui livelli registrati prima dello scoppio della pandemia.

560 mila nuovi posti di lavoro alle dipendenze netti (assunzioni a cui vengono sottratte le cessazioni di rapporto di lavoro di qualsivoglia entità) rispetto ai 605 mila del biennio pre – pandemia. Un dato quasi in linea col periodo antecedente l’emergenza sanitaria, ma “distorto” dal permanente utilizzo di cassa integrazione e misure di contenimento (blocco dei licenziamenti, estensione degli strumenti di integrazione salariale).

“I licenziamenti sono rimasti su livelli mediamente modesti e gli incrementi registrati nei mesi immediatamente successivi alla rimozione dei vari blocchi appaiono avere natura temporanea e verosimilmente riflettono esuberi già previsti nei mesi precedenti”, specifica la nota.

Per una volta il Sud e le Isole fanno da traino alla ripresa: nella media del periodo 2020-21, hanno registrato tassi di crescita superiori a quelli, molto contenuti, del biennio 2018-2019, che hanno prolungato la durata effettiva dei contratti, generalmente inferiore in queste aree, anche se restano indietro rispetto al resto d’Italia per i nuovi contratti a tempo indeterminato. Ma i numeri positivi si riferiscono prettamente alla sfera professionale maschile.

 

Cosa fare per la forza lavoro femminile?

“La parità di genere, nonostante la tutela costituzionale e le disposizioni di legge emanate negli anni, nei fatti resta ancora inattuata anche per quel che riguarda l’uguaglianza retributiva e la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro”, denuncia il presidente del Cnel Tiziano Treu, parlando di “No Women No Panel – Senza donne non se ne parla”, la campagna Rai per sensibilizzare sul tema.

La realtà è che nel 2022 siamo ancora alla fase iniziale del percorso che dovrebbe portare alla soluzione del problema o quantomeno a diminuirne la portata, ovvero alla ricerca di iniziative per sensibilizzare addetti ai lavori e opinione pubblica sulla questione. C’è bisogno di iniziative forti e soprattutto c’è bisogno di monitorarle e portarle a termine perché spesso in passato ai buoni propositi non sono seguiti risultati degni di nota per sostenere realmente e in maniera permanente la forza lavoro femminile.

In Dc Group abbiamo una forte componente di forza lavoro femminile, quasi il 50%, con uguaglianza retributiva garantita e condizioni ottimali e flessibili per garantire un worklife balance che concili vita e lavoro nella misura desiderata. Abbiamo ottenuto questo risultato con politiche di selezione incrociate: da una parte abbiamo premiato la competenza e le abilità di ognuno, dall’altro abbiamo avviato procedure di selezione che mantengono bilanciato l’equilibrio di genere.

Translate »

Resta connesso

Iscriviti alla
newsletter

Iscriviti all nostra newsletter per rimanere
aggiornato sul lavoro di DC GROUP
e scoprire tante novitá!