Si parla incessantemente di formazione, training on the job, riqualificazione professionale per i giovani, i più giovani ed i giovanissimi. Ma nel panorama professionale italiano ci sono tante altre fasce di età bisognose di reskilling e upskilling. È il caso dei lavoratori baby boomers
Una recente ricerca dell’ISTAT conferma la crescita esponenziale dei baby boomers nel mondo del lavoro: oggi sono poco meno di 5 milioni. Per baby boomers si intende quella fascia di lavoratori attivi tra i 55 e i 64 anni. Dal punto di vista professionale per questi lavoratori si parla solo di buonuscita, scivoli pensionistici, inviti alla porta per lasciare spazio ad altre generazioni. Ma il mondo sta cambiando e la produttività di questa fetta di popolazione è spesso decisiva per tante aziende.
Nel nuovo universo professionale italiano: i baby boomers possono diventare destinatari di nuovi tipi di formazione per mantenere il tasso di produttività ed efficienza elevatissimi.
<<Come, ad esempio, una formazione professionalizzante o riqualificante, oppure determinati incentivi all’assunzione, nel caso in cui questi lavoratori siano fuori dal mercato del lavoro e in attesa di una ricollocazione>>, scrive Diletta Turco su TimeVision.it
Ad esempio stanno prendendo piede iniziative interne alle aziende per convertire queste risorse e sfruttarne la specificità ed esperienza professionale, magari con dei corsi per acquisire competenze manageriali di gestione d’impresa, oppure percorsi di innovazione per nuovi filoni produttivi o ancora corsi di digitalizzazione e marketing e ancora, corsi di mentoring e tutoring per le nuove leve generazionali.
Si tratta, in buona sostanza, di percorsi interni di potenziamento delle proprie skills o di acquisizione di nuove, che consentono anche agli over 55 di riposizionarsi professionalmente, precisa ancora TimeVision.it
Altro incentivo da non sottovalutare riguarda il fatto che per tutto il 2022 è stato confermato il contributo per chi assume nuovi lavoratori over 50, e dovrebbe essere prorogato anche per i prossimi anni.
L’incentivo si traduce in una riduzione dell’aliquota contributiva a carico del datore di lavoro nella misura del 50%, per un periodo variabile a seconda del tipo di contratto stipulato: 12 mesi in caso di assunzione con contratto a tempo determinato, 18 mesi in caso di assunzione con contratto a tempo indeterminato, 18 mesi complessivi in caso di assunzione con contratto a tempo determinato trasformato in un tempo indeterminato.
I baby boomers a cui sono rivolte queste formule di incentivo devono però disoccupati da almeno 12 mesi.
È giusto a nostro parere seguire l’evoluzione del lavoro in Italia che va di pari passo con l’evoluzione demografica del nostro Paese. Se è vero che l’elisir di lunga vita del mondo del lavoro è puntare e puntare forte sulle nuove leve e sui giovani, trascurare le altre fasce d’età lavorativamente attive è un pericoloso boomerang! In questo caso, un baby boomerang…