L’accelerazione impressa al Sistema Paese alla voce innovazione negli ultimi 2 anni non basta: l’ultimo Global Innovation Index stilato da Visual Capitalist colloca l’Italia nettamente distante dai principali Paesi europei ed in particolare da Francia, Gran Bretagna e Germania. Punti dolenti: le infrastrutture, le politiche a sostegno degli investimenti d’impresa e nella market capitalization
Il Global Innovation Index stilato da Visual Capitalist ha analizzato lo status quo dell’innovazione a livello mondiale attraverso 81 indicatori divisi in 7 categorie. La somma degli indicatori costituisce il punteggio finale.
Il podio è composto da:
Svizzera (64,6)
Usa (61,8)
Svezia (61,6)
L’Italia scende al 28esimo posto (46,1). A pesare sul rallentamento del nostro Paese è stato il progressivo smantellamento del piano Industria 4.0.
<<L’Italia avrebbe potenzialmente tutte le carte per attirare investimenti dall’estero. Ma il potenziale non fa il paio con la realtà di un contesto politico-economico che non spiana sufficientemente la strada. E così non solo continuiamo a piazzarci fra le posizioni basse dei ranking internazionali sull’innovazione ma rischiamo persino di peggiorare da qui ai prossimi anni. È questo il quadro sconfortante che emerge dal Global Innovation Index realizzato da Visual Capitalist, frutto della messa a confronto di 81 indicatori in 50 Paesi>>, precisa Mila Fiordalisi su CorCom
Il gap è particolarmente evidente nei confronti delle potenze europee, come Francia, Gran Bretagna e Germania “ai quali invece dovremmo essere allineati anche perché l’Italia con la sua ricchezza di pmi ad elevatissimo valore aggiunto, ha un punteggio molto alto per la creazione di prodotti ma molto basso nella attrazione di capitali dall’estero”, commenta Giovanna Voltolina, investitore internazionale.
Il futuro è di nuovo incerto per il nostro Paese: l’effetto del Piano Industria 4.0 sembra oramai esaurito e senza adeguate politiche a sostegno del business non solo si arena il processo di digital transformation, ma l’intero sviluppo economico del Paese.
“In rapporto a queste categorie noi siamo certamente fallaci in materia d’infrastrutture, politiche a sostegno degli investimenti d’impresa, nella market capitalization e nel numero e valore di investimenti di venture capital nel nostro Paese, valore che – spiega ancora Giovanna Voltolina – rispecchia la scelta da parte di investitori stranieri di non concentrarsi su un Paese dove fare impresa è più difficile che in altri, ed in ciò dovremmo anche lavorare in termini di reputation”.
Quale futuro?
Non c’è futuro senza innovazione. L’Italia ha bisogno di un nuovo Rinascimento, epoca in cui gli altri Paesi guardavano a noi come culla della cultura e dell’innovazione.
Il processo deve essere a 360° a partire dalle piccole aziende per arrivare alle multinazionali e all’intero tessuto produttivo, sociale, economico. In Dc Group il tema innovazione è tra le priorità nei nostri obiettivi aziendali, sia in termini di innovazione tecnologica che in termini di innovazione di pensiero e di idee.