Torna prepotentemente alla ribalta il dibattito sulla possibilità di sperimentare lo strumento della settimana lavorativa di quattro giorni. La ricerca Global Workforce Of The Future di The Adecco Group, incrociata con un’ulteriore indagine che l’azienda ha svolto attraverso i social, ha evidenziato quanto questo strumento sia difficilmente replicabile nel nostro Paese.
La settimana corta ha vita breve in Italia? Dall’indagine di The Adecco Group parrebbe di sì. Ben il 66% di coloro che si dichiarano interessati al lavoro distribuito in 4 giornate precisa che sarebbe disponibile solo a parità di salario il 10% prenderebbe in considerazione una decurtazione dello stipendio. Inoltre, solo 18% degli intervistati sarebbe propenso a rendersi disponibile ad allungare l’orario di un’ora negli altri giorni.
Se è vero che la settimana corte garantisce un miglioramento del benessere mentale e un maggiore riposo senza ripercussioni negative sulla produttività, ciò che non convince gli italiani intervistati sono 4 differenti aspetti:
- Il 33% è convinto che la settimana breve in Italia corrisponde ad una sicura diminuzione dello stipendio;
- il 27% teme che l’aumento dell’orario redistribuito nei 4 giorni pressioni e tensioni amplificate;
- Il 23% è convinto che ci sarà un forte aumento di stress nei 4 giorni di lavoro;
- il 17% crede che passare a questo tipo di “regime” danneggia il percorso di carriera.
C’è invece chi ritiene che la settimana corta potrebbe essere l’incentivo giusto per attrarre o trattenere talenti e giovani in Italia e che quindi andrebbe tarata su alcune fasce d’età, <<basti pensare che il 75% dei lavoratori italiani è propenso a rimanere in azienda o a sceglierne una se percepisce l’interesse del datore di lavoro verso il suo benessere psicologico e di vita>>, scrive Greta Esposito su CircuitoLavoro.com
La settimana corta, però, nei Paesi e nelle aziende in cui trova applicazione, consiste nel lavorare meno ore durante la settimana, ma mantenendo lo stesso salario come se si lavorasse full-time, con l’obiettivo di migliorare la qualità della vita dei propri dipendenti e al tempo stesso aumentare la produttività aziendale. Quindi, in teoria, metterebbe al riparo dai dubbi sollevati dalla maggior parte degli intervistati. Il vero problema sembra proprio l’applicazione di questo strumento in Italia.
Si potrebbe sperimentare quindi quello che hanno fatto alcune imprese, soprattutto nel Nord Europa, ovvero adottare la settimana corta solo per alcune settimane all’anno o in determinate occasioni, per poi capirne la fattibilità sul lungo termine. La settimana corta al lavoro sarebbe anche vantaggiosa per l’ambiente. Meno ore lavorative significano meno inquinamento, meno traffico e meno consumo di energia nelle strutture commerciali. Inoltre, questa pratica promuove una maggiore attenzione alla salute e al benessere dei dipendenti, che a loro volta sono portati a mangiare più sano, a fare più esercizio fisico e a dedicare più tempo allo svago.
Ma l’Italia è pronta a questo nuovo sconvolgimento epocale della vita lavorativa? Ne parleremo nei prossimi focus Dc Group sul tema!