Cosa vuoi fare da grande? Secondo EF, nove studenti su dieci che si sono concessi un periodo di pausa all’estero per scoprirlo, troverebbero più facilmente lavoro
Con gap year si intende generalmente un “anno di intervallo” o, per estensione, un anno sabbatico. Abbiamo visto come questa tendenza sia in aumento negli ultimi due anni in un recente approfondimento qui sulla pagina Dc Group link
Nell’approfondimento di aprile avevamo preso in considerazione un rapporto pubblicato da LinkedIn, oggi ad attirare la nostra attenzione è un’analisi di Education First (EF). Prendersi un periodo di tempo in cui riflettere su se stessi, all’estero, e conoscere culture e attitudini diverse è un vero e proprio “lavoro”!
Un lavoro non retribuito, ma su sé stessi che aiuta a indirizzare al meglio la propria vita, specialmente se preso in considerazione da studenti. Secondo EF, infatti, 9 studenti su 10 che si sono concessi un anno di pausa all’estero troverebbero più facilmente lavoro!
<<Il gap year funziona nel rendere più consapevoli delle proprie capacità e per trovare lavoro più velocemente. Che sia per imparare la lingua o scoprire nuove culture, il gap year rende consapevoli delle proprie inclinazioni e permette di fare scelte universitarie migliori che si riflettono sulla carriera>> scrive la redazione di Inside Marketing in un articolo uscito pochi giorni fa.
Il gap year ha il massimo dell’efficacia se viene collocato tra la fine del liceo la scelta della facoltà e dell’indirizzo di studi da intraprendere, ma mantiene un’ottima performance se collocato durante un percorso universitario, magari tra un ciclo di esami e l’altro.
Un periodo all’estero, magari con la possibilità di apprendere una nuova lingua e una nuova cultura e sperimentando anche altri tipi di “lavorettti” prima di riprendere i binari dello studio è – 9 volte su 10 – una spinta decisiva per trovare un lavoro con più consapevolezza.
Il gap year, secondo chi lo ha sperimentato, rende più sicuri di sé (ben il 96% del campione analizzato di EF Education First ha risposto così) e permette di affrontare o riprendere il proprio percorso accademico con più certezze (così ha risposto il 66% degli intervistati).
«Durante questo periodo i ragazzi hanno infatti modo di valutare o riaffermare le proprie scelte, arrivando così con nuove e più forti motivazioni agli studi universitari o all’inserimento nel mondo del lavoro. Si tratta di un’occasione unica, non solo per esplorare un diverso paese, ma soprattutto per conoscere meglio se stessi e, grazie al confronto con culture e lingue diverse, diventare cittadini del mondo» sostiene Natalia Anguas, AD di EF Italia.
Conoscere nuove lingue, nuove culture e nuove abitudini rende i ragazzi più coscienti di appartenere ad un contesto globalizzato, internazionale e fornisce loro strumenti migliori per trovare la collocazione gradita. In più, allontanarsi dai propri punti di riferimento aiuta a guardarli “da fuori”, a focalizzarli meglio e, se serve, a cambiarli, ma soprattutto aiuta a mettere a fuoco anche meglio gli obiettivi futuri di studio e lavoro.
<<Non a caso il gap year renderebbe gli studenti più soddisfatti del post laurea: l’85% di chi si è concesso una “pausa” all’estero per imparare meglio la lingua o familiarizzare con nuove culture e vivere nuove esperienze si dice contento del proprio post laurea, percentuale maggiore rispetto a quella di chi ha vissuto pattern di studi più lineari>>, leggiamo ancora su Inside Marketing.
In sintesi, la cara e vecchia esperienza all’estero, è ancora oggi un plus e anzi, per le nuove generazioni è una parentesi che appare decisiva per schiarirsi le idee e per capire “cosa fare da grandi”. Presto sul blog Dc Group e sulla nostra pagina LinkedIn racconteremo esperienze dirette di chi, attraverso il gap year, ha realizzato il percorso che sognava! #StayTuned