Una tendenza che sarebbe stata considerata sacrilega fino a qualche anno fa, è oggi realtà: il mito dell’impiego statale è scemato per tanti giovani. Su tutto pesano le nuove retribuzioni, lontane anni luce dagli standard del passato…
Vincere un concorso pubblico e ottenere un lavoro fisso statale è, nell’immaginario comune e nella storia culturale italiana, una grande notizia, un traguardo, un premio meritato dopo un percorso di studi intenso. Per certi versi e per alcune realtà ancora lo è, ma prende corpo – sempre più consistente – la scelta da parte di alcuni giovani di rifiutare l’impiego statale e di scegliere di rivolgersi al mercato privato. Non è raro oggi ascoltare le storie di giovani che <<dopo aver studiato tanto, essersi laureati, aver conseguito dei master, aver accumulato una buona dose di esperienza sul campo e aver vinto il concorso pubblico, decidono di rinunciare al “posto fisso, principalmente per un problema di retribuzione. Sempre meno persone partecipano ai concorsi della PA e sempre meno giovani decidono di accettare il lavoro una volta superate tutte le prove. Sembra assurdo ma è realtà>>, scrive Cristina D’Amicis su Today Economia.
Eppure EEppure, intere generazioni hanno cavalcato il mito del posto statale, costruendo attorno alla vittoria di un concorso pubblico la propria vita, la propria famiglia e realizzando i propri progetti. Cosa spiega questo “salto generazionale”?
Oggi l’evento si verifica con frequenza soprattutto al Nord, meno al Sud, dove il posto fisso statale è ancora considerato “sacro”, un po’ come appare in “Quo vado?” di Checco Zalone. C’è una spiegazione molto semplice che molti di voi avranno già intuito: al Nord il costo della vita è alto.
“Gli stipendi statali di oggi non sono come quelli di una volta. Oggi con poco più di 1.400 euro al mese i dipendenti pubblici riescono a malapena a sopravvivere, figuriamoci a mantenere una famiglia o a comprarsi una casa. Basti pensare a Milano, recentemente ribattezzata la città senza ceto medio, dove una famiglia media (2,3 persone) per vivere spende più di 3.300 euro al mese”, leggiamo ancora su Today Economia.
Ed ecco che un giovane di belle speranze, le riversa sul mercato del lavoro privato, dove può trovare un ventaglio di impiego che, oggi, sono più allettanti rispetto a quello che offrono alcuni concorsi pubblici. Il problema è che le migliori offerte per giovani skillati arrivano sempre e comunque dall’estero e questo, per l’andamento del mercato del lavoro in Italia, il recruiting, ma anche per l’età media della popolazione, è un cane che si morde la coda.
“E la Pubblica amministrazione resta a corto di personale… soprattutto di lavoratori ‘iper-skillati’, perché lo Stato è proprio di queste figure che ha bisogno. Peccato però che in cambio è disposto a offrire solo stipendi bassi e a volte addirittura contratti a tempo determinato. Non lo sapevate? La PA si è modernizzata, si è adeguata al trend del mercato del lavoro precario, ignorando però del tutto di ricalibrarsi con i privati sul discorso retribuzioni. In poche parole, lo Stato si è dimenticato che deve essere il primo a dover dare il buon esempio. Non si possono bandire concorsi per laureati con specializzazioni post-laurea e poi offrirgli il minimo sindacale e contratti precari, soprattutto in un momento come questo, con l’inflazione che si mangia buona parte degli stipendi” precisa Chiara D’Amicis.
Le parole del Ministro delle Infrastrutture (Mims), Enrico Giovannini, in un’audizione alla Camera, certificano lo status quo dei concorsi pubblici: “Le recenti assunzioni per i provveditorati e le motorizzazioni sono andate in parte deserte, in particolare nelle regioni del Nord: per quanto riguarda i 320 funzionari di amministrazione che sono stati messi a concorso, una quota consistente ha rinunciato, evitando di prendere servizio, a meno che non gli fosse stata indicata una sede al Sud. Temiamo che la stessa cosa possa accadere al prossimo concorso per ingegneri. Nel 2021 abbiamo realizzato un’analisi dettagliata sul funzionamento delle motorizzazioni, ma anche sulla quantità e sulle qualità delle risorse umane disponibili. Ricordo che le motorizzazioni hanno perso circa il 50% del personale negli ultimi 20 anni e distribuzione delle risorse non ottimale sul territorio, oltre a una obsolescenza dell’infrastrutturazione tecnologica”.
Non è andata certo meglio per gli altri concorsi statali: funzionari tecnici da destinare agli enti locali del Mezzogiorno, scuola, magistratura, assistenti all’Ufficio del processo, vigili urbani a Roma: fiasco su tutta la linea, nonostante la domanda altissima di nuovi ingressi per portare a termine i progetti legati al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).
La soluzione può essere solo una: lo Stato deve riallineare le retribuzioni sia al nuovo costo maggiorato della vita, sia alla consapevolezza da parte dei giovani che le skills valgono!