<<Scegli il lavoro che ami e non lavorerai neanche un giorno in tutta la tua vita>>, diceva Confucio. Facile a dirsi, difficile da attuare nel frenetico mondo del lavoro di oggi. Tanti gli ostacoli, ma soprattutto, tante dinamiche negative. Ecco i trend più negativi del 2022 percepiti nei vari ambienti di lavoro
Scegliere il lavoro che si ama è un ottimo rimedio verso tutte le pressioni che la nostra vita professionale ci presenta giorno dopo giorno. Ovviamente non sempre è possibile, anzi, in pochi italiani sostengono di fare il lavoro che desiderano e appena il 24% si ritiene felice di andare al lavoro. Per tutti gli altri tipi di impieghi c’è chi sopporta bene le pressioni, chi riesce a gestire qualunque stress test, chi invece accusa l’impegno professionale, chi molla e chi è costretto a tenersi la posizione per cause di forza maggiore. Tutti, comunque, sostengono che ci sono alcune dinamiche che rendono ancor più difficile il quieto vivere sul posto di lavoro.
Se abbiamo analizzato in alcuni nostri approfondimenti recenti le caratteristiche che rendono attrattivo un posto di lavoro, oggi ci focalizziamo su ciò che invece lo rende difficile da digerire.
Dal Report Best Workplaces for Millennials 2022 di Great Place to Work emergono dati interessanti, sicuramente in linea con l’approccio al lavoro dei Millennials (per chi non lo sapesse, la generazione dei nati tra il 1981 e il 1996), ma, se ci pensate bene, comuni a quasi tutte le generazioni di lavoratori attivi.
Durante il panel: “Può esistere il workplace ideale? Idee, strumenti e cultura per migliorare il luogo di lavoro”, organizzato dalla piattaforma di tutoring online Fluentify nell’ambito del Forum Risorse Umane, sono emerse 10 condizioni di lavoro che rendono la vita professionale molto difficile. Le ha raccolte Cecilia Lulli su Business People:
- Reprimere l’intelligenza emotiva:
L’ambiente di lavoro è uno dei contesti in cui il non saper instaurare rapporti costruttivi, l’affidarsi solo all’intuito, il non cogliere le correnti emotive positive che si stabiliscono tra le persone si rivela un’arma distruttiva per tutto il team.
- Sentirsi imprigionati in un ruolo:
Oltre all’aumento delle competenze e, in alcuni casi, a possibili avanzamenti di carriera, la rotazione dei ruoli in azienda previene eventuali cali di motivazione e contribuisce a mantenere l’ambiente di lavoro frizzante e stimolante. Imprigionare i dipendenti in un ruolo e pensare che la loro crescita passi solo per il livello di seniority crea un clima di competizione non sempre sano.
- Non ricevere premi:
Checché se ne dica, i complimenti non bastano. Il lavoratore si sente valorizzato e gratificato quando qualcuno nota e premia il suo impegno. Che si tratti di aumenti di stipendio, bonus, buoni acquisto, buoni regalo o benefit, l’importante è che il dipendente non pensi che i suoi sforzi passino inosservati o che vengano compensati solo con un “bravo”.
- Non festeggiare i successi altrui:
La celebrazione dei risultati altrui, di qualsiasi natura essi siano, stimola il team – e non la singola persona – e alimenta lo spirito d’iniziativa di tutti. Concedere a tutti un momento per festeggiare, contribuisce a creare legami virtuosi con i colleghi. Il successo, se non condiviso, rimane solo il raggiungimento di un obiettivo personale.
- Lavorare in un contesto poco meritocratico:
Quando un dipendente modello si sente scavalcato da un collega oggettivamente meno competente e meritevole di promozioni, il team si divide e vengono meno l’aderenza e il senso di appartenenza alla propria azienda.
- Non sentirsi accolti:
Che sia per tre giorni a settimana o anche solo per una riunione, non lavorare in un luogo di lavoro accogliente, familiare e luminoso non rende il dipendente felice di spostarsi da casa e, di conseguenza, limita la possibilità di costruire legami importanti tra colleghi.
- Mancanza di fiducia:
Quando possibili, non favorire iniziative come lo smart working in luoghi di villeggiatura o la settimana corta fa pensare al lavoratore che la causa potrebbe essere una mancanza di fiducia da parte della governance, fattore che crea pericolose dinamiche di micro management.
- Avere un capo distaccato:
Il lavoratore di oggi vorrebbe che il proprio capo cercasse il dialogo con lui. Questo non significa aspettarsi un interesse nei confronti della propria vita privata, anzi, ma semplicemente sentirsi ascoltati in maniera attiva e partecipativa in modo da evitare eventuali richieste di un confronto privato per malumori o incomprensioni.
- Non sentirsi imprenditori:
Se è vero che il successo di uno è il successo di tutti e che la crescita di un’azienda è la crescita di tutti, reprimere il senso di imprenditività e di co-responsabilità dei collaboratori fa venir meno loro il senso di iniziativa, creatività e intraprendenza.
- Non aderire a una missione comune:
Non sentirsi parte di un progetto non ci fa aderire appieno ai valori dell’azienda per cui lavoriamo. Sono iniziative come una giornata dedicata alla raccolta dei rifiuti nella propria città insieme ai propri colleghi che alimentano all’interno del team il vero senso di appartenenza.
<<Scegli il lavoro che ami e non lavorerai neanche un giorno in tutta la tua vita>>, diceva Confucio, che è nato ben prima dei Millennials e non immaginava quanto sia difficile al giorno d’oggi avere risorse motivate e dentro i progetti e le ambizioni aziendali. In Dc Group abbiamo un’arma segreta: cerchiamo sempre di ascoltare le richieste e le esigenze dei nostri team consci che una risorsa felice è una risorsa più realizzata e produttiva!