Questo frenetico mondo del lavoro, questa continua transizione verso qualcosa di migliore genera tante distorsioni e sensazioni di spaesamento tra chi ne fa parte. Tra le ultime e più frequenti, nel biennio 2019-2021 c’è la Sindrome dell’Impostore, ovvero raggiungere il successo, ma non avere la capacità e la lucidità per goderselo
Sulla nostra pagina LinkedIn e sul blog Dc Group abbiamo affrontato, la scorsa primavera, gli scompensi creati dal “mutamento da pandemia”, accennando anche ad una vera e propria sindrome, la Sindrome dell’Impostore che negli ultimi 24 mesi, complice questo nuovo contesto lavorativo e quotidiano che fagocita tutto – emozioni comprese – sta interessando tante risorse, tanti lavoratori o aspiranti tali.
Superi un ostacolo e ti sembra dovuto? Raggiungi dei risultati e non ti dai alcun merito? Passi brillantemente un colloquio e pensi sia solo fortuna? O ancora: superi con merito esami, ma non ti senti in alcun modo appagato? Se rientri in queste casistiche o simili, probabilmente hai sintomi di questa sindrome che si sta diffondendo in questi ultimi tempi.
Parlare di sindrome e diffusione in questo periodo è sempre rischioso, lo sappiamo, ma vogliamo fotografare anche questo aspetto del presente e del futuro del lavoro. In sostanza, se tendi sempre ad attribuire a qualcun altro i successi, ti reputi un impostore o ti senti tale; ma c’è un modo per guardare a distanza e mettere a fuoco in maniera corretta quello che stai vivendo.
Il senso di disagio e inadeguatezza, il sentirsi immeritevoli sono manifestazioni tipiche della Sindrome dell’Impostore, che può condizionare anche le nostre scelte future o il nostro percorso professionale.
La Sindrome dell’Impostore è per definizione “Una condizione psicologica caratterizzata dall’incapacità di interiorizzare i propri successi e dal terrore persistente di essere esposti in quanto “impostori”. Come sentirsi bene con sé stessi con questo tipo di approccio? Impossibile.
Questo può avvenire anche se la realtà ci dice tutto il contrario: <<Molto spesso chi soffre della sindrome dell’impostore ha, in realtà, raggiunto i suoi obiettivi attraverso lo studio, la fatica e anche qualche sacrificio>> scrive Milena Mezzina su Start2Impact.
Perché avviene questo cortocircuito tra concezione di noi stessi e realtà?
Qui entriamo nel mondo delle considerazioni personali, dell’esperienza di ognuno di noi, dei nostri valori e dei pregiudizi che magari ci accompagnano da tanti anni o sono legati a avvenimenti negativi del nostro vissuto. <<Queste etichette – prosegue M. Mezzina – queste aspettative o pregiudizi con cui dobbiamo confrontarci ogni giorno, creano in noi un sentimento di disagio, una sorta di inadeguatezza rispetto agli standard o alle decisioni che gli altri si aspettano da noi>>.
Come uscirne?
Innanzitutto se leggete il nostro approfondimento di oggi e vi ritrovate in ciò che c’è scritto, probabilmente siete un passo avanti rispetto a chi si sente realmente non all’altezza nel quotidiano e probabilmente nega questi risvolti.
L’esperienza dell’impostore non è un avvenimento di poco conto e anzi può essere accompagnata da ansia, stress o depressione. In un articolo accademico del 1985, la dottoressa Pauline Clance ha scritto che il fenomeno degli impostori può essere distinto da sei dimensioni:
- Il ciclo degli impostori
- Il bisogno di essere speciali o i migliori
- Avere caratteristiche da super-uomo o super-donna
- La paura di sbagliare
- La negazione della capacità e la svalutazione degli elogi
- Il sentire paura e senso di colpa per il successo ottenuto
Uscirne, sembrerà banale, ma è possibile guardando in maniera distaccata quello che siamo, senza paragoni, e riuscendo a dare un giudizio oggettivo di quello che stiamo facendo. Stiamo realmente fallendo o siamo realmente inadeguati? Non è il caso di fasciarci la testa: nella vita si può sempre ripartire dai propri errori, si deve, anzi. Soffriamo dei sintomi tipici della sindrome dell’impostore? Nessun problema: <<da Einstein a Michelle Obama, passando per Jodie Foster e Tom Hanks: il 70 per cento ne ha sofferto almeno una volta nella vita. E non risparmia nessuno>> ci ricorda Claudia Carucci su La Repubblica.
Certo la sovraesposizione mediatica dei nostri tempi – pensate ai social – non aiuta chi vive e affronta una sindrome. In tutti i casi il primo passo per vincere la sindrome dell’impostore è riconoscerla, imparare a capire quando ci impedisce di dare una valutazione reale delle esperienze che viviamo, essere in grado di disinnescarla. L’ambiente di lavoro, le nostre conoscenze, chi ci circonda sono fondamentali nel processo di crescita che può portare dal sentirsi inadeguati a godere meritatamente dei propri successi o a imparare a rialzarsi dai fallimenti.