La tendenza degli ultimi mesi del 2021 lo conferma: il future of work per chi cerca lavoro richiederà sempre più: conoscenze ibride e trasversalità, certificazioni e formazione continua, impegno, sostenibilità, etica, empatia.
Dal campo delle ipotesi, alla realtà dei fatti. Le assunzioni di questi ultimi mesi del 2021 anticipano quello che il mercato del lavoro chiederà nel 2022 a chi è in cerca di una nuova occupazione, a chi vuole cambiare lavoro o azienda, a chi vuole rimettersi in gioco. In questo panorama professionale in costante mutamento due fattori emergono con prepotenza: la richiesta sempre più assidua da parte delle aziende di competenze certificate – o attestati riconosciuti o da comprovati anni di esperienza lavorativa – e la programmazione di attività̀ di formazione continua, a qualsiasi età. Come abbiamo affrontato in un recente approfondimento qui sulla pagina LinkedIn di Dc Group e nella sezione dedicata alle News del nostro sito www.dcgroupitalia.com, 8 professioni su 10 delle attuali andranno a modificarsi o addirittura a scomparire. Proprio questa tematica è stata approfondita al recente Salone della Csr e dell’innovazione sociale > https://www.csreinnovazionesociale.it/ e abbiamo raccolto alcune interessanti dichiarazioni dell’evento.
Nuove risorse all’insegna lavoratori, dunque, di: conoscenze ibride e trasversalità, certificazioni e formazione continua, impegno, sostenibilità, etica, empatia e con la capacità di rispondere alle esigenze delle aziende:
<<In Italia in questo momento ci sono 233mila posti di lavoro vacanti che non trovano persone disponibili e questo sta diventando un problema, tanto per le aziende quanto per i giovani che un lavoro non lo trovano: 1 su 3 oggi risulta disoccupato mentre tante aziende cercano nuove competenze. Nel settore Ict, per esempio, c’è bisogno di persone formate in tematiche quali cloud, sicurezza, privacy… C’è un tema di reskilling di chi oggi è nel mondo del lavoro e c’è il tema di formazione delle generazioni più giovani. Sulle competenze, noi di Fastweb lavoriamo molto per cercare di dare skill che aiutino a far parte della rivoluzione digitale. Nella classifica della commissione Ue, l’Italia è indietro proprio nelle competenze, è un salto che dobbiamo fare, anche la politica se n’è accorta e ci saranno grossi fondi da utilizzare al meglio>>, sottolinea Anna Lo Iacono, Senior Manager Sustainability Fastweb.
Marco Russomando, Head of HR & Organization Illimity Bank, inquadra bene l’aspetto della sostenibilità, su cui molte aziende fanno leva:
“Dobbiamo insegnare alle persone ad essere sostenibili, anche nella funzione HR (Human Resources, ndr) – dice– dovremo entrare in un’ottica in cui la gestione del capitale umano è responsabilità di tutti i componenti dell’organizzazione, uscendo dalla logica dei recinti. Nessuna azienda può farcela da sola, ma bisogna ragionare in filiera: ci sono profili che iniziano a ibridarsi e più il contesto aziendale è aperto, un contesto in cui il sapere è patrimonio di tutti, più si arriva alla sostenibilità di competenze tecniche”. Competenze tecniche ma non solo: “Un’azienda come la nostra, una piccola banca nata in digitale, può esistere solo grazie a competenze umanistiche, e alla capacità di ‘imparare ad imparare’”.
Per Elena Faccio, Creative, Communication & CSR Director Sofidel, “la transizione ecologica chiede competenze diverse e chiede alle aziende di cambiare per essere più attrattive per i giovani e inclusive. Nell’ambito del progetto ‘La nostra carta migliore’, con cui raccontiamo tutto l’impegno che mettiamo nella costruzione di un futuro sostenibile, anche nel sostegno ai giovani, quest’anno abbiamo voluto ascoltarli. Ad emergere è stato che i giovani cercano un lavoro che li realizzi ma soprattutto che permetta loro di portare un contributo utile al mondo; quindi, le aziende devono essere impegnate ed etiche”.
Tutti sono d’accordo sulla necessità di plasmare le proprie competenze sulle esigenze del momento, con una capacità di evoluzione rapida ed efficace: “Il settore dell’energia, che si sta confrontando con la transizione energetica, la digitalizzazione, l’urbanizzazione, questo tema lo sente molto servono persone preparate sotto il profilo tecnico ma che sappiano anche interpretare le esigenze della società trasformandole in soluzioni. Serviranno competenze sempre più legate al mondo delle rinnovabili, degli impianti, dell’idrogeno, dagli esperti di permitting all’installatore; deve nascere la figura dell’elettricista digitale, in grado di utilizzare apparecchiature smart; c’è il tema della cybersecurity, progettisti di economia circolare… Queste competenze tecniche devono essere accompagnate da altre non cognitive perché le competenze tecniche da sole non bastano: servono quindi empatia, intelligenza emotiva, capacità di cercare soluzioni innovative, capacità di storytelling, di saper lavorare insieme e fare rete, la capacità di creare valore sostenibile, in particolare saper prendersi cura di sé e dell’ambiente che ci circonda nella gestione del business. Questa cosa vale per le aziende ma vale anche per il mondo della formazione: per far sì che il cambiamento avvenga, bisogna mettere insieme aziende e istituti di formazione o rimarrà il gap tra ciò di cui le aziende hanno bisogno e il percorso formativo oggi offerto agli studenti”, dichiara Nicoletta Novi, Head of CSV & Sustainability Projects Italy Enel.