Corporate social responsability. Oggi, 21 maggio, è la Giornata della diversità culturale per il dialogo e lo sviluppo.

Maggio 21, 2021

Come rendere la diversità culturale realmente una risorsa? L’esempio di Prada.

“L’Europa è impensabile senza la sua ricchezza culturale e le nostre società sono tanto più vivaci grazie a essa”, hanno dichiarato poche ore fa l’Alto Rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, e le commissarie Mariya Gabriel e Jutta Urpilainen in una nota congiunta nella quale hanno evidenziato come l’Ue “si impegni a preservare e promuovere la cultura e a renderla accessibile a tutti” e come “promuova la comprensione reciproca tra le culture, anche come parte degli sforzi di riconciliazione e integrazione, e per garantire il rispetto delle libertà fondamentali e dei diritti umani. La cultura è al centro delle sfide che dobbiamo affrontare – hanno ribadito – anche nel contesto della transizione verso un’economia verde e digitale, perché serviranno ‘cambiamenti culturali’ e nuove aperture. Mentre riapriamo le nostre non vediamo l’ora di sperimentare ancora una volta l’intero patrimonio culturale che l’Europa e il mondo hanno da offrire”.

Sentiamo spesso dire che la diversità culturale è un’autentica risorsa per qualsiasi business e anzi, Dc Group ne è la conferma: siamo un’azienda multietnica in cui convivono e si completano tantissime culture: ognuna mantiene le sue peculiarità, collaborando in team che lavorano per lo stesso obiettivo. Quindi nel mondo Dc Group il principio dell’inclusività culturale è perfettamente rispettato e, anzi, è una delle carte vincenti di questo gruppo. Abbiamo abbracciato, fin dalla nostra fondazione il Diversity Management, dal cuore etico e dalla mente concentrata sui ricavi e sulla crescita.

La nostra idea di fondo è appunto che lo “sdoganamento” della diversità delle risorse umane contrasti le discriminazioni e risulti anche utile alla migliore gestione del personale e alla crescita d’impresa. La nostra mission è anche questa: mettere in piedi una serie di iniziative che, da una parte ci aiutano a crescere e dall’altra migliorano il mondo in cui si vive, mettendo d’accordo profitto e valori umani.

Lo stato dell’arte delle aziende italiane, però, è diverso, nonostante tante di esse hanno iniziato percorsi convinti che condividono sempre più il principio della diversità culturale come asso nella manica. L’anno e mezzo di pandemia ha rallentato questo processo di inclusione e in questa giornata, istituita nel dicembre 2002 dall’assemblea generale delle Nazioni Unite, con l’obiettivo di incrementare la consapevolezza globale dell’importanza delle diverse culture, è adatta invece per ribadirne il valore.

IL PROGETTO “DEI” DI PRADA

Il Gruppo Prada ha lanciato recentemente nuove iniziative per promuovere diversità, equità e inclusività. Malika Savell e Lorenzo Bertelli di Prada hanno raccontato su Il Sole 24 Ore l’intenzione del Gruppo di puntare molto su: borse di studio, tirocini e partnership con l’Onu per promuovere l’uguaglianza nell’azienda. Il progetto si chiama DEI (Diversity, Equity e Inclusion).

Molte grandi aziende statunitensi, dei più disparati settori e specie se quotate, hanno iniziato a inserire tra i top manager un chief officer of Dei, la persona responsabile per le politiche interne sulla diversità, l’uguaglianza e l’inclusività, come spiega Malika Savell, chief Diversity, equity & inclusion officer di Prada North America: “Basta con il politically correct. Nel tempo negli Stati Uniti e credo anche in altri Paesi, politically correct ha sviluppato un connotato negativo o comunque limitativo. È molto più aderente alla realtà e ricca di contenuti l’espressione diversity, equity and inclusion.

Idealmente, diversità, equità e inclusività devono permeare ogni processo aziendale: perché succeda è essenziale partire dalla conoscenza e dallo studio. Anzi, ancora prima deve esserci una consapevolezza dell’importanza di questa visione. E in ogni azienda, qualunque sia la dimensione e indipendentemente dal fatto che sia o no quotata, il cambiamento, se vogliamo l’esempio, deve partire dall’apice della gerarchia interna. Nel nostro gruppo è successo esattamente questo». Aggiunge Lorenzo Bertelli, Head of Corporate Social Responsibility & Head of Marketing del gruppo Prada.

Prada ha messo a punto una serie di iniziative per rafforzare l’impegno sui tutti e tre i temi, diversità, equità e inclusione all’interno dell’azienda. Iniziative che avranno un effetto anche sull’industria della moda nel suo complesso per 2 motivi principali:

1) Quando si muove un’azienda come Prada – il più grande gruppo italiano della moda – automaticamente si innescano circoli virtuosi nella filiera della quale è punto di riferimento;

2) Su questi temi forse più che su altri c’è una sana competizione tra i protagonisti del settore e a volte persino cooperazione e iniziative comuni. È naturale che sia così: nessuno, da solo, può pensare di innescare cambiamenti culturali come quelli legati all’autentico rispetto e valorizzazione delle diversità.

“Nel suo insieme, questo programma rispecchia la strategia ad ampio raggio di Prada per creare una cultura inclusiva, che passa anche attraverso le attività di training della leadership e i workshop in materia di diversità, equità e inclusione attualmente in corso, tenuti da esperti del settore. Abbiamo sedi in tutto il mondo e i corsi e i workshop sono pensati per tutti i dipendenti. Non sarà mai possibile, credo, riuscire a fare sempre la cosa giusta, dire sempre la cosa giusta, non offendere mai nessuno. Perché le diversità e le sensibilità sono infinite. Ma dobbiamo partire proprio da questa consapevolezza e dovremo sempre essere pronti ad ammettere eventuali piccoli o grandi errori e a correggerli” (Lorenzo Bertelli).

È con questo spirito che dobbiamo affrontare e vincere le sfide che portano alla completa valorizzazione della diversità culturale!

 

 

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