Ambrosetti Innosystem Index: Italia prima nella ricerca scientifica, quint’ultima per capacità di innovazione

Giugno 8, 2022

È da poco uscito l’ultimo report del Gruppo Ambrosetti su ‘Super Smart Society: verso un futuro più sostenibile, resiliente e umano centrico’. Italia in chiaroscuro.

 

Volete prima la notizia buona o prima la notizia cattiva? Partiamo dalle caratteristiche del report: presentato durante l’11° Technology Forum, l’Ambrosetti Innosystem Index prende in esame il triennio 2018-2020 e valuta il livello complessivo dell’innovazione di 22 Paesi benchmark attraverso l’incrocio di 14 parametri.

Ambrosetti ha preso in considerazione 22 Paesi di riferimento e ha poi stilato la classifica dell’Innosystem Index 2022. Ahinoi – ed è questa la brutta notizia – continuiamo a non eccellere per capacità di innovazione e anche quest’anno ci collochiamo nelle ultime posizioni: l’Italia alla posizione 18 sui 22 Paesi, quint’ultima.

Uno dei parametri, ad esempio, è il numero di brevetti registrati: l’Italia ha un basso tasso di brevetti concessi (circa 3199 nel 2021), dopo Stati Uniti, Giappone, Cina e Corea del Sud, Germania, Francia, Gran Bretagna e la Svizzera. Se le prime 4 posizioni sono occupate dal colosso statunitense e dai colossi asiatici, stride un po’ la distanza coi vicini di confine e soprattutto con Paesi come la Svizzera.

Nel calcolo dell’Innosystem Index 2022 precediamo solo Svezia, Spagna, Lettonia e Grecia. Tra il principale “colpevole” di questa performance non eccelsa possiamo sicuramente citare il budget limitato che è stato destinato all’innovazione nel nostro Paese nel triennio preso in esame che incide molto tra i 14 parametri di valutazione. Investire poco nell’innovazione è spesso sinonimo di innovare poco e di bassa capacità di innovazione generale.

 

<<Secondo lo studio pare che innoviamo anche male. Analizzando il cosiddetto ‘ambiente innovativo’, infatti, ovvero la capacità del nostro ecosistema di proteggere l’innovazione prodotta e di trasformare le idee innovative in nuove realtà di business, l’Italia è in 16esima posizione, con circa 2,9 nuove imprese registrate per migliaia di abitante>> leggiamo su The Watcher Post (Piero Tatafiore).

Ed ecco che l’Italia diviene un Paese con poca forza attrattiva sia per chi vuole investire in innovazione, sia per i nuovi talenti. Sebbene il parametro della digitalizzazione ci vede in lieve miglioramento, siamo ancora in forte ritardo rispetto alla media europea, soprattutto in relazione all’alfabetizzazione digitale (la conoscenza delle persone.

Buone notizie invece sul fronte STEM, in un recente passato tallone d’achille per il nostro Paese.

<<L’Italia non è messa male, ad esempio, sul numero di studenti laureati nelle cosiddette materie STEM (Science, Technology, Engineering, Math) della fascia d’età 20-29 anni, superiamo persino paesi come Norvegia, Belgio e Olanda e siamo sopra la media UE per numero di iscritti nelle facoltà di Ingegneria rispetto al totale della popolazione universitaria>>, leggiamo ancora su The Watcher.

Bene anche il numero di startup per milione di abitanti: ben 234!

Dove invece primeggiamo – ed è questa la buona notizia – è nel numero di citazioni ogni 100 ricercatori: l’Italia ottiene un ottimo risultato sul fronte della produzione scientifica, dell’efficienza e della qualità della ricerca accademica, confermandosi un’eccellenza con 1.594 citazioni ogni 100 ricercatori!

Dal rapporto emerge un’Italia con alcuni importanti punti di forza, come la bioeconomia e la capacità dei nostri ricercatori di produrre eccellenza scientifica, ma allo stesso tempo frenata e con grandi opportunità da cogliere per quanto riguarda la capacità di costruire un solido ecosistema dell’innovazione, condizione essenziale per accelerare il cammino verso lo sviluppo sostenibile e la Super Smart Society”, spiega Valerio De Molli, Managing Partner & CEO di The European House – Ambrosetti su The Innovation Post

“Per fornire una bussola per la business community e i policy maker e guidare le future scelte strategiche del Paese in ambito innovazione, nel Rapporto avanziamo quattro proposte programmatiche. Innanzitutto, bisogna orientare le risorse del PNRR verso progetti in grado di massimizzare il potenziale di innovazione che già esiste nel Paese. In secondo luogo, creare un meccanismo virtuoso per tradurre il nostro primato di ricerca scientifica in innovazione concreta, affidando un ruolo chiave agli Uffici di Trasferimento Tecnologico. È necessario poi trasformare l’Italia in un ‘Paese per Unicorni’, promuovendo riforme a sostegno dell’imprenditorialità innovativa e dei finanziamenti di Venture Capital. Lanciare, infine, un New Deal delle competenze per preparare i cittadini e le aziende italiane di oggi e di domani a prosperare in una società digitale e sostenibile”.

Insomma, “l’Italia dà segni di vita” perché la situazione globale è di leggero miglioramento, ma la strada verso l’innovazione è ancora molto lunga e difficile!

 

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