Una storia di “non discriminazione” sul lavoro che fa notizia proprio perché è l’eccezione che conferma la regola. La discriminazione delle future mamme e delle mamme sul lavoro continua ad essere un problema da affrontare

Febbraio 23, 2022

Una storia di “non discriminazione” sul lavoro che fa notizia proprio perché è l’eccezione che conferma la regola. La discriminazione delle future mamme e delle mamme sul lavoro continua ad essere un problema da affrontare

La vicenda, raccontata nei giorni scorsi su Facebook, è rimbalzata velocemente su tutti i social: durante un colloquio di lavoro la candidata Federica Granai ha dichiarato di essere incinta e il titolare dell’azienda VoipVoice di Empoli, Simone Terreni, l’ha assunta dichiarando: “Spero che una donna possa presto avere le medesime opportunità di un uomo. Un bambino non deve mai essere un problema”.

Pur non essendolo, la notizia è risultata sensazionale perché in Italia una giovane donna incinta che viene assunta è una notizia. L’effetto virale di quello che è accaduto è conseguenza di un post pubblicato dallo stesso datore di lavoro, che ha raccontato il fatto aprendo il dibattito sul tema della discriminazione di mamme e donne incinta nel mondo del lavoro. Riportiamo uno stralcio del post:

 

«Stiamo cercando qualcuno per la Customer Care. Noi siamo molto selettivi. Per entrare in VoipVoice occorrono due colloqui e tre prove pratiche. Più quello finale con me. Ma lei supera tutti gli ostacoli e alla fine risulta essere la migliore. Quindi la nostra HR Alessia Rustichini gli comunica che inizierà il periodo di prova. Prima di cominciare però chiede un appuntamento con me. Con lo sguardo pieno di timore mi dice che deve dirmi una cosa. “Che succede Federica?” chiedo preoccupato. “Simone per correttezza prima di cominciare ti dico che sono incinta…” “Tutto qua?” rispondo io sorridendo “Ma che bellissima notizia!”Lei sorpresa è contenta della mia reazione e sorride. La rassicuro che la sua gravidanza per noi non è assolutamente un problema. Non chiediamo MAI a una donna se ha figli o se ha intenzione di averli. Comincia a lavorare e si mostra subito all’altezza. La sua tutor Lucia Madaudo la segue e la forma. Poi fa altri corsi di Formazione e mostra una grande aspirazione di far parte della nostra squadra. Mano a mano che il tempo passa viene messa in Smart Working. Prima che vada in gravidanza finisce il suo periodo di prova e noi la assumiamo […]. Spero invece che compaia presto in tutti, soprattutto negli imprenditori, il sorriso per la bellezza di una vita nuova che sta arrivando.Perché un bambino non deve mai essere un problema».

La vicenda dal “lieto fine” si scontra però con i dati reali:

Un recente dossier di Save the Children, «A causa della pandemia, sono evaporati 456 mila posti di lavoro», con effetti negativi decisamente più marcati per le donne. Tra aprile e settembre 2020, ad esempio, il decremento delle lavoratrici ha doppiato la media europea (il 4,1% delle 15-64enni, a fronte del 2,1 % Ue). Ma anche quando le donne accedono al lavoro – evidenzia il rapporto – la loro condizione occupazionale continua ad essere caratterizzata da una debolezza strutturale che finisce per renderle più esposte ai rischi di espulsione dal mercato, rispetto agli uomini e alle colleghe di altri Paesi».

«Il divario di genere nei tassi di occupazione tra i genitori di figli minorenni – prosegue il rapporto – nel 2020 è aumentato di mezzo punto, con i papà occupati all’87,8% e le mamme al 57,1 per cento. Non solo le madri tendono ad essere molto meno presenti nel mondo del lavoro rispetto ai padri. Il loro coinvolgimento tende a diminuire al crescere del numero di figli, al contrario di quella dei padri».

Il risultato? Sempre più mamme inattive: «La variazione più marcata si è registrata tra quelle con figli in età prescolare (l’anno scorso 59 mila inattive in più rispetto al 2019), a seguire quelle con figli 6-10enni (+ 14 mila), quindi quelle con figli 11- 14enni (+ 9 mila) ed infine le madri con figli adolescenti (15-17enni, loro con un incremento di 2 mila unità). Guardando al numero dei figli, risalta come il tasso di inattività delle madri con un figlio sia cresciuto dal 29,8% registrato nel 2019 al 32,4% del 2020. Per le madri di tre o più figli l’incremento è di circa due punti. Più contenuta la progressione per le madri con due figli, passata dal 36,4% al 37,8 per cento».

In chiusura è importante notare che le donne rappresentano la grande maggioranza di persone con un impiego part-time. Le mamme con figli minorenni fanno un orario ridotto nel 38,1% dei casi, i padri nelle medesime condizioni sono solo il 5,6 per cento.

Prima della pandemia il trend aveva registrato miglioramenti, sia dal punto di vista delle politiche messe in campo da istituzioni e aziende stesse per contrastare il fenomeno, sia dal punto di vista della denuncia delle discriminazioni. Manca una vera e propria cultura del “risarcimento” in Italia per questo tipo di discriminazioni e questa è una lacuna che deve essere colmata al più presto. In Dc Group siamo da sempre sostenitori di una politica di gestione delle risorse che rifiuta qualsiasi tipo di discriminazioni!

Translate »

Resta connesso

Iscriviti alla
newsletter

Iscriviti all nostra newsletter per rimanere
aggiornato sul lavoro di DC GROUP
e scoprire tante novitá!