In occasione dell’8 marzo, Festa della Donna, sono stati aggiornati i dati relativi alla posizione della donna nel mondo del lavoro. I nuovi rilevamenti raccontano di una situazione in lieve miglioramento, ma con una grande speranza rispetto al passato: il PNRR.
Premesso che in tempi di guerra, col conflitto tra Russia e Ucraina in continua escalation, risulta difficile affrontare altri argomenti senza considerare la grossa incertezza sul futuro prossimo di tutto il mondo, l’8 marzo è consuetudine dare uno sguardo al ruolo della donna nel mercato del lavoro e considerare i progressi in corso sul cronico problema del gender gap che tante volte abbiamo affrontato sul blog Dc Group e su questa pagina LinkedIn.
La Fondazione Studi Consulenti del Lavoro ha diffuso dati interessanti che mostrano un aumento delle assunzioni delle donne nelle discipline scientifiche e ad elevata specializzazione, vero tallone d’achille del mondo femminile sul lavoro: + 23% in due anni, pur partendo da una posizione fortemente minoritaria rispetto agli uomini dello stesso comparto.
<<A registrare la maggiore crescita nel 2021 (+40,2%) sono ingegneri e architette, seguite dalle specialiste della salute (+33,6%), specialiste della formazione e della ricerca (+26,9%), professioni tecniche nelle scienze della salute (+21,2%) e specialiste in scienze matematiche, informatiche e chimiche (+19,5%)>> leggiamo sul focus di CorCom a cura di Mila Fiordalisi.
Il report della Fondazione specifica che se in alcuni casi si tratta di ambiti a consolidata presenza femminile, in particolare nel settore della salute e della formazione, in altri, la rincorsa femminile mira anche a colmare un divario di genere che ancora persiste, come nel caso di quelle ingegneristiche, dove le donne hanno rappresentato il 28% delle assunzioni effettuate nei primi mesi del 2021, tra gli specialisti in scienze matematiche e informatiche (29%) o le professioni tecniche in campo scientifico e ingegneristico (20,1%)”.
L’Italia, sorprendentemente, registra una media più alta rispetto all’Ue se guardiamo alla percentuale di donne che terminano un dottorato di ricerca (51% contro il 48% della media europea) e migliora anche (+2%) la scelta di discipline STEM rispetto allo scorso anno, come visibile dal dossier: “Le carriere femminili in ambito accademico” dell’Ufficio statistico del Ministero dell’Università e della Ricerca.
IL PNRR, UNA GRANDE OCCASIONE
Il Gender Equality Index dello European Institute for Gender Equality (Eige), posiziona l’Italia al 14° posto in questa classifica che valuta l’effettiva realizzazione delle pari opportunità, con un punteggio di 63,5 punti su 100, 4,4 punti sotto alla media UE. “Questi dati allarmanti possono migliorare solo se, le risorse del Pnrr saranno indirizzate in modo diretto e incisivo a chiudere il gender gap” spiega Darya Majidi, Presidente e Fondatrice dell’Associazione Donne 4.0. che ha creato un Osservatorio sul Pnrr per monitorare l’effettiva realizzazione di politiche mirate e azioni specifiche per ridurre il gender gap attraverso le ingenti risorse messe a disposizione dal PNRR. “Ad oggi abbiamo analizzato nel dettaglio i primi 51 obiettivi realizzati dal Pnrr nel 2021, principalmente di carattere qualitativo, insieme ai primi bandi di gara. Emerge da subito una situazione in chiaroscuro, con punti di forza e misure connesse direttamente alla valorizzazione delle donne (vedi il fondo Impresa donna, la certificazione obbligatoria di genere, gli appalti con criteri di genere, quote di 40% nelle ricercatrici), ma anche criticità che desideriamo segnalare perché auspichiamo si possano introdurre dei correttivi nel prosieguo del Piano” ribadisce Darya Majidi. Dunque il nostro consueto sguardo all’universo femminile nel mondo del lavoro non solo si arricchisce di nuovi dati in questo 8 marzo 2022, ma di una vera “speranza” in più: le risorse e i progetti che, da qui al 2026, verranno messi a terra con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), possono cambiare la storia e trasformare il gender gap in gender equality!