4 OTTOBRE, ORE 17. IL MONDO SI DISSOCIAL…
7 ORE SENZA SOCIAL, DIVERSE LE REAZIONI. DA “MENO MALE CHE NETFLIX E TWITTER FUNZIONANO” A “7 ORE DI PACE”
7 ore senza i nostri compagni di vita social/vita reale, 7 ore con noi stessi e i nostri affetti tangibili, 7 ore senza essere iperconnessi. Whatsapp, Instagram e Facebook (e non solo) spariti dalla circolazione per così tanto tempo: non era mai successo!
C’è chi si è improvvisamente trovato nudo, smarrito e ha dovuto fare i conti con la realtà senza poter evadere nel mondo parallelo dei social. C’è chi ha semplicemente virato su social e app che hanno continuato a funzionare: Twitter, LinkedIn in alcune aree, Netflix, TikTok e non ha avuto alcuna intenzione di cercare alternative nel mondo reale. E c’è invece chi ha tirato un lungo e atteso sospiro di sollievo riscoprendo il piacere della disconnessione grazie a ben 7 ore di down. Ma la reazione più comune, specie nelle generazioni più giovani, ma non solo, è stata quella di “stranieri” disorientati, bambini a cui erano stati sequestrati i giochi, e tentativi di riscoprire metodi di contatto oramai antichi, come gli sms e le telefonate, gli incontri, dei veri e propri dinosauri della comunicazione.
L’effetto è stato quello di cercare Spotify e ritrovarsi un cd, o peggio, un vinile.
“Meno male che almeno Netflix e Twitter funzionano”, “Sentiamoci su Telegram, LinkedIn o Twitter, “Non c’è un altro social a cui mi posso iscrivere?”, si legge su Twitter in quelle ore così “strane”.
Il trauma da assenza di connessione ha reso inutili uno strumento che per molti è il vero centro dell’attività quotidiana: lo smartphone. Si è riscoperto lo smartphone per quello che è, un semplice oggetto, reso quasi inutile dal black out, debole, fragile e non più il fulcro delle nostre emozioni/azioni/decisioni/iniziative nella routine quotidiana.
Dopo la prima ora di blackout molti utenti hanno capito che non era un banale problema di rete temporaneo, il credito esaurito o il telefono che perdeva colpi. Era un blackout duro e puro, <<un silenzio mondiale lungo ore che ci ha messi davanti ad un’evidenza: al netto delle seccature di cui può essere portatore, il suono delle notifiche del cellulare è così parte integrante delle nostre vite da essersi trasformato in elemento rassicurante. Sentirlo ci fa sentire cercati, connessi, col mondo a portata di mano. Letteralmente. E racconta molto della nostra generazione>> scrive Adalgisa Marruocco sull’HuffPost Italia! E tu, come hai vissuto quei momenti?